Gemma #80: il musical più celebre al mondo


Più volte su queste pagine sono stati "sponsorizzati" sprazzi di bellezza nei quali a chi scrive è capitato di imbattersi: in fondo, è questo uno degli scopi di "Gemme cristiane". Come notano due teologi, "Quando l’uomo si imbatte in una cosa bella, la racconta. Quando si imbatte in una cosa vera, la ridice". Non può evitarlo: avrebbero gridato le pietre se i discepoli avessero taciuto dinanzi ai prodigi di Gesù (cfr. Lc 19,37-40) e similmente Paolo non avrebbe potuto non annunciare al mondo la notizia che gli aveva letteralmente ribaltato la vita (cfr. 1 Cor 9,13-18).
Rammento in particolare le "Gemme" dedicate a uomini esemplari e grandi maestri (come Giuseppe figlio di GiacobbeThomas MoreJohn Ronald Reuel Tolkien e Joseph Ratzinger), oggetti particolari (la Sindone), libri che dovrebbero essere in ogni biblioteca personale (come i Pensieri di PascalIl senso religioso di GiussaniIl Signore degli Anelli di Tolkien), film e serie tv preziosi (ad esempio Fireproof e la prima stagione di The Chosen), belle canzoni (è il caso di In Christ alone o E resta il grano), esperienze arricchenti (come l'incontro con la Comunità Familiaris Consortio).
Questa è la volta di un "prisma" dalle molte variopinte sfaccettature: libro appassionante, musical e film travolgenti, esperienza che ti si scolpisce nel profondo... ecco Les Misérables!
Dal 14 al 24 novembre ha fatto tappa anche in Italia, per la prima volta, il musical tratto dal romanzo pubblicato nel 1862 da Victor Hugo (1802-1885), nell'ambito del World Tour del 40° anniversario (1985-2025). Noto anche nella sua versione cinematografica del 2012 (regia di Tom Hooper) con attori come Hugh Jackman, Russell Crowe e Anne Hathaway (ne era stata spoilerata l'ultima scena proprio pochi mesi fa), si tratta dell'adattamento teatrale del capolavoro di Hugo ad opera di Alain Boublil e Jean-Marc Natel (testi) e Claude-Michel Schönberg (musiche): ebbe un buon successo in Francia nel 1980 (regia di Robert Hossein) ma la sua consacrazione si deve alla versione londinese del 1985, voluta dal produttore Cameron Mackintosh con testi di Herbert Kretzmer e la direzione di Trevor Nunn e John Caird. Ad oggi, rappresentato migliaia di volte a Londra e a Broadway, il musical ha toccato circa 440 città in 53 paesi, raccogliendo ovunque calorosissimi applausi e divenendo il più celebre e più longevo al mondo.
Assieme a tre fratelli e vari amici chi scrive vi ha assistito lo scorso 16 novembre dalla vertiginosa altezza dell'ultima galleria dell'immenso Teatro Arcimboldi di Milano: una grande orchestra e spettacolari effetti scenici accompagnano i cantanti di successi strepitosi come "I dreamed a dream", "Stars", "Do you hear the people sing", "A one day more", "On my own" e "Bring him home".
Tante sono le emozioni che scatena quest'opera e alla fine è difficile trattenere le lacrime, proprio come al termine del romanzo, che chi scrive "recensiva" così sette anni fa: «Non ci sono parole per descrivere questo autentico capolavoro. Un libro che mi ha cambiato. La storia appassionante e drammatica di un'anima dal buio a Dio. Jean Valjean: lo splendore sofferente del bene nascosto; la coscienza davanti a tutto. Geniale, splendido, commovente, appassionante, densissimo, avventuroso e fonte di molteplici meditazioni». 
Occorre chiedersi perché un libro e un musical come questi continuino a riscuotere ovunque tanto successo: lo stesso vale, ad esempio, per opere intramontabili come I promessi sposi e Il Signore degli Anelli, per non parlare della Bibbia, il libro più venduto nella storia. Tante potrebbero essere le risposte ma forse ci si avvicina alla soluzione dell'interrogativo considerando questi tre aspetti: 
- sicuramente la bellezza della storia narrata nel romanzo e di molte canzoni del musical, estremamente orecchiabili; 
- poi l'importanza universale e l'ampiezza dei temi toccati (colpa e riscatto, legge e ribellione, schiavitù e speranza, dolore e amore...), tanto che il suo autore dichiarò: «Il destino e in particolare la vita, il tempo e in particolare il secolo, l'uomo e in particolare il popolo, Dio e in particolare il mondo, ecco quello che ho cercato di mettere in quel libro»: «un dramma - si legge all'inizio del libro VII del romanzo - in cui il primo personaggio è l'infinito: l'uomo il secondo»;
- last but not least la capacità di esprimere quell'anelito di eternità inestirpabile dal cor inquietum di «quegli esseri meravigliosi e miserabili insieme che sono gli uomini, fatti di terra e chiamati a essere parte di Dio» (così scriveva alla sua fidanzata un altro grande romanziere, Eugenio Corti, autore de Il cavallo rosso): ciò emerge specialmente da alcune pagine e canzoni che contengono vere e proprie preghiere (notare che Hugo fu tutt'altro che un cristiano esemplare!) e nello struggente epilogo proteso verso quel «mondo nuovo, raffigurato nell'immagine della nuova Gerusalemme con cui termina la Bibbia» e con cui si conclude anche il musical.

Fonti:
AGOSTINO, Le confessioni, I, 1, 1 (a cura di CARENA C.), Città Nuova, Roma 1971, p. 29.
CORTI E., “Voglio il tuo amore”. Lettere a Vanda 1947-1951, Ares, Milano 2019, p. 161 (corsivo mio).
HUGO V., I miserabili (traduzione dell’opera del 1862), p. 818.
MAGGIONI B., PRATO E., Il Dio capovolto. La novità cristiana: percorso di teologia fondamentale, Cittadella, Assisi 2015 (III edizione, I edizione 2014), p. 231.
RATZINGER J., Introduzione al cristianesimo, Queriniana, Brescia 2005 (traduzione dell’opera del 1968, 2000 e 2005), p. 349.