Profondo, interessante, lucido, breve, uno dei libri più preziosi che abbia mai letto. Ringrazio di cuore le due persone che me l'hanno consigliato (una è mia sorella, l'altra una cara ciellina).
Il senso religioso di Luigi Giussani è il primo volume di una trilogia frutto della lunga esperienza maturata dall'autore soprattutto nel rapporto coi giovani, anzitutto direi quale "uomo intensamente vivo e pensante" e poi come sacerdote, teologo, insegnante di teologia a livello universitario (Seminario di Venegono, Università Cattolica) e di religione al Liceo Berchet di Milano (ove nasce l'esperienza di Gioventù Studentesca cui seguirà quella di Comunione e Liberazione).
Eccezionali la linearità e sinteticità di esposizione dei contenuti, che riassumerei così (tralasciando giocoforza qualcosa):
- tre premesse circa il metodo per avvicinarsi al fenomeno del senso religioso cioè l'apertura al Mistero, all'Oltre come possibilità di senso esistenziale: realismo, ragionevolezza e incidenza della moralità sulla conoscenza;
- duplicità delle realtà della vita (materiali e immateriali) e tristezza, sofferenza che "scintilla" dall'esigenza sproporzionata alle forze umane, eppur vitale e inestirpabile, di una risposta totale al mistero della vita (qui le citazioni di Leopardi si susseguono);
- sei atteggiamenti irragionevoli (pretese di spiegazione non consideranti tutti i fattori in gioco) per svuotamento o riduzione della domanda esistenziale: negazione teoretica, pratica e disperata, sostituzione volontaristica, evasione estetica o sentimentale, alienazione in favore del progresso universale;
Eccezionali la linearità e sinteticità di esposizione dei contenuti, che riassumerei così (tralasciando giocoforza qualcosa):
- tre premesse circa il metodo per avvicinarsi al fenomeno del senso religioso cioè l'apertura al Mistero, all'Oltre come possibilità di senso esistenziale: realismo, ragionevolezza e incidenza della moralità sulla conoscenza;
- duplicità delle realtà della vita (materiali e immateriali) e tristezza, sofferenza che "scintilla" dall'esigenza sproporzionata alle forze umane, eppur vitale e inestirpabile, di una risposta totale al mistero della vita (qui le citazioni di Leopardi si susseguono);
- sei atteggiamenti irragionevoli (pretese di spiegazione non consideranti tutti i fattori in gioco) per svuotamento o riduzione della domanda esistenziale: negazione teoretica, pratica e disperata, sostituzione volontaristica, evasione estetica o sentimentale, alienazione in favore del progresso universale;
- tre conseguenze di questi atteggiamenti: rottura col passato, incomunicabilità e solitudine, perdita della libertà;
- infine - dal decimo capitolo - vero e proprio itinerario del senso religioso (come si destano le grandi domande?): stupore per tutto ciò che esiste, bellezza, ordine e provvidenzialità della realtà per la vita umana, esperienza della propria contingenza, percezione naturale del bene e del male, esigenze di verità, giustizia, felicità, amore... il tutto in rapporto alla libertà, a sua volta strettamente collegata a quella che il Gius chiama "esperienza del rischio", ovvero la dissociazione tra ragione e volontà - «il baratro dei "ma" e dei "se" e dei "però"» - che si realizza negli ambiti ove più «l’oggetto interessa il significato della propria esistenza» (illuminante l'esempio dei fidanzati che non si decidono a sposarsi!), cui offre un antidoto la dimensione comunitaria della vita.
Concludo questo caldo invito alla lettura con due citazioni:
- infine - dal decimo capitolo - vero e proprio itinerario del senso religioso (come si destano le grandi domande?): stupore per tutto ciò che esiste, bellezza, ordine e provvidenzialità della realtà per la vita umana, esperienza della propria contingenza, percezione naturale del bene e del male, esigenze di verità, giustizia, felicità, amore... il tutto in rapporto alla libertà, a sua volta strettamente collegata a quella che il Gius chiama "esperienza del rischio", ovvero la dissociazione tra ragione e volontà - «il baratro dei "ma" e dei "se" e dei "però"» - che si realizza negli ambiti ove più «l’oggetto interessa il significato della propria esistenza» (illuminante l'esempio dei fidanzati che non si decidono a sposarsi!), cui offre un antidoto la dimensione comunitaria della vita.
Concludo questo caldo invito alla lettura con due citazioni:
«il vero problema per ciò che concerne la ricerca della verità sui significati ultimi della vita non è quello di una particolare intelligenza che occorra o di uno speciale sforzo o di eccezionali mezzi necessari da usarsi per raggiungerla. La verità ultima è come trovare una bella cosa sul proprio cammino: la si vede e si riconosce, se si è attenti. Il problema dunque è tale attenzione».
«Ed ecco l’alternativa in cui l’uomo quasi insensibilmente si gioca: o tu vai di fronte alla realtà spalancato, con gli occhi sgranati di un bambino, lealmente, dicendo pane al pane e vino al vino, e allora abbracci tutta la sua presenza ospitandone anche il senso [scrive poco oltre: «È il povero di spirito, colui che di fronte alla realtà non ha da difendere nulla. Perciò afferra tutto come è, e segue l’attrattiva della realtà secondo le sue implicazioni totali»]; o ti metti di fronte alla realtà difendendoti, quasi con il gomito davanti al viso per evitare colpi sgraditi o inattesi, chiamando la realtà al tribunale del tuo parere, e allora nella realtà cerchi e ammetti solo ciò che ti è consono, sei potenzialmente pieno di obiezione a essa, troppo scaltrito per accettarne le evidenze e i suggerimenti più gratuiti e sorprendenti».
Perché in fondo - scriveva un altro grande uomo - ciò che colpisce «dell’esperienza è che si tratta di una cosa così onesta. Potete fare un mucchio di svolte sbagliate; ma tenete gli occhi aperti e non vi sarà permesso di spingervi troppo lontano prima che appaia il cartello giusto. Potete aver ingannato voi stessi, ma l’esperienza non sta ingannando voi. L’universo risponde il vero quando lo interrogate onestamente».
Fonti:
GIUSSANI L., Il senso religioso, Rizzoli, Milano 2011 (I edizione del 1986), citazioni alle pp. 182, 181, 45 e 170-171.LEWIS C. S., Sorpreso dalla gioia, TEA, Milano 1994 (traduzione dell'opera del 1955), p. 131.