Gemma #71: la grande attesa del Messia d'Israele (seconda parte)


Riprendiamo da ieri.
Giuseppe Flavio fu un comandante degli ebrei nella rivolta giudaica degli anni 66-70: sconfitto, si consegnò ai romani ed entrò nelle grazie di Vespasiano per avergli vaticinato l'avvento al trono imperiale. Nella Guerra giudaica (opera della fine del I secolo) scrive: «quello che maggiormente li incitò [gli ebrei] alla guerra fu un'ambigua profezia, ritrovata ugualmente nelle sacre scritture, secondo cui in quel tempo uno proveniente dal loro paese sarebbe diventato il dominatore del mondo. Questa essi la intesero come se alludesse a un loro connazionale, e molti sapienti si sbagliarono nella sua interpretazione, mentre la profezia in realtà si riferiva al dominio di Vespasiano, acclamato imperatore in Giudea [nel 69]» (notare l'acume dell'ex comandante d'Israele, ormai da lunghi anni al servizio di Roma). All'inizio del II secolo sia Tacito nelle Storie che Svetonio nella Vita di Vespasiano confermano la convinzione crescente in Oriente nel I secolo che dalla Giudea sarebbero venuti i dominatori del mondo; «una eco di queste voci - ha rilevato Giulio Firpo - è forse riscontrabile anche nella predizione, fatta da alcuni astrologi a Nerone, di una futura signoria di quest’ultimo sull’Oriente oppure proprio sul regno di Gerusalemme». 
In attesa del Messia degli ebrei dovevano essere anche i persiani: Giuseppe Ricciotti rileva che «è in tutto verosimile che verso l'inizio dell'Era cristiana fosse diffusa nella casta dei magi [seguaci di Zarathustra] in Persia la conoscenza dell'aspettativa giudaica di un Re-Messia: che questa aspettativa straniera fosse identificata con l'aspettativa persiana di un saushyant – “soccorritore”: e che taluni magi s'interessassero in una maniera qualsiasi della comparsa di questo gran personaggio». Risulta che questi dotti attendessero Astvat-ereta, cioè “verità incarnata”, un soccorritore nella lotta del Bene contro il Male proveniente dalla stirpe di Zarathustra e partorito da una fanciulla «senza che alcun uomo le si avvicini». Franco Cardini si è giustamente chiesto come abbia fatto un ex pubblicano ebreo come Matteo, che dei magi «non doveva saper un bel niente o quasi», a mostrare «con tanta sostanziale esattezza» nel secondo capitolo del suo vangelo «reminiscenze di tradizioni che noi conosciamo soltanto dall’Avesta [l'insieme dei libri sacri dei seguaci dello zoroastrismo], giuntoci peraltro attraverso redazioni tardive e non anteriori comunque al III secolo d. C.».
Sembra infine che anche cinesi e indiani aspettassero un salvatore (nel loro caso dall'Occidente): lo rammenta addirittura Voltaire.

Fonti:
GIUSEPPE FLAVIO, Guerra giudaica, VI, 312-313 (traduzione dell'opera del 90-95 circa).
MESSORI V., Ipotesi su Gesù, SEI, Torino 1976, pp. 96-98, 110-111 e 115-116.
OSSANDÓN WIDOW J. C., Introduzione generale alla Sacra Scrittura, Edusc, Roma 2018, pp. 115-116, 164-165 e 172-173.
RATZINGER J. (BENEDETTO XVI), L’infanzia di Gesù, Libreria Editrice Vaticana/Rizzoli, Città del Vaticano/Milano 2012., pp. 66-67 e 111.
RICCIOTTI G., Vita di Gesù Cristo, Mondadori, Milano 2013 (ristampa della XV edizione del 1962; I edizione del 1941), pp. 81-83 e 269-272.
SOCCI A., Indagine su Gesù, Rizzoli, Milano 2008, pp. 174-177, 186-188, 199-203 e 206-209.
SVETONIO, Vite dei Cesari. Vita di Vespasiano, 4 (traduzione dell'opera del 120 circa).
TACITO, Storie, V, 13 (traduzione dell'opera del 110 circa).
VIRGILIO, Bucoliche, IV egloga (traduzione dell'opera del 39 a. C. circa).

Immagine (tratta da VOSHART D., Photoreal Roman Emperor Projecthttps://voshart.medium.com/photoreal-roman-emperor-project-236be7f06c8f):
Ricostruzione digitale del volto dell’imperatore Vespasiano (69-79) tramite i ritratti pervenutici.