Gemma #70: la grande attesa del Messia d'Israele (prima parte)


Ho da poco parlato (qui e quidi due profezie messianiche contenute nella Bibbia: se ne potrebbero esaminare altre (come Gen 49,10-11 o Dn 2, 7 e 9,24-27: un impegno per futuri post). Qui vorrei sottolineare un particolare: la grande attesa attorno alla venuta del Messia, e non solo da parte degli ebrei, all'inizio dell'era cristiana.
Il Messia prefigurato dai profeti era aspettato da Israele - scrive Giuseppe Ricciotti - «nei due secoli anteriori e in quello posteriore a Gesù in maniera ansiosissima». La produzione di testi considerati ispirati dagli ebrei è curiosamente terminata circa un secolo prima della comparsa di Gesù e poi tra le due guerre contro i romani (cioè all'incirca tra il 70 e il 130 d. C.) gli ebrei hanno praticamente chiuso il loro canone (cioè l'elenco) di libri ispirati, con ciò indirettamente riconoscendo concluso il tempo della rivelazione divina. Una corrente giudaica tra le più dotte, quella degli esseni, sulla base di Dn 9,24-27 (la famosa "profezia delle 70 settimane") prevedeva l'avvento del Messia tra il 10 a. C. e il 2 d. C. (come emerge da 11 Qmelch 7-8, documento ritrovato a Qumran). E nel III secolo d. C., secondo la testimonianza del Talmud babilonese (Sanhedrin, 97b), il rabbino Rab (Abba Arika) riconoscerà che «tutte le date predette erano passate»...
Insomma, gli ebrei aspettavano il loro Messia proprio all'epoca della comparsa di Gesù. E questo è già piuttosto interessante. Ma forse è altrettanto interessante scoprire che nello stesso periodo anche gli altri popoli erano in attesa.
La IV egloga delle Bucoliche di Virgilio, databile all'incirca al 39 a. C., è un'affascinante prefigurazione di un grandioso cambiamento d'epoca. Vi si legge: «E già ritorna la vergine, ritornano i regni di Saturno, già la nuova progenie discende dall'alto del cielo. Tu, o casta Lucina, proteggi il fanciullo che sta per nascere, con cui finirà la generazione del ferro e in tutto il mondo sorgerà quella dell'oro». Pare che Virgilio si sia ispirato (grazie alla frequentazione di Pollione che ospitava dotti ebrei di passaggio in Italia) agli Oracoli Sibillini, a loro volta evocanti profezie messianiche della Bibbia. Non sembra tuttavia che egli possa aver profetizzato soggetti concreti (come si pensava nel Medioevo): «la figura della vergine e quella del bambino divino - scrive Joseph Ratzinger - fanno, in qualche modo, parte delle immagini primordiali della speranza umana». 
Proseguiamo domani.

Fonti (v. seconda parte).

Immagine:
Anonimo, Ritratto di Publio Virgilio Marone, XIX secolo.