In occasione del Natale 2023, restando in tema di profezie messianiche, ecco qualche nota sulla profezia forse più "natalizia" contenuta nei primi capitoli (1-39) del libro di Isaia, databili alla seconda metà dell'VIII secolo a. C. (periodo turbolento - secondo la Bibbia e annali assiri coevi - alla fine del quale gli assiri decretano la fine del regno di Israele e la dipendenza di quello di Giuda).
Il brano di Is 7,14 - eccezionalmente databile in modo molto preciso al 733 a. C. - riporta parole del profeta Isaia al re di Giuda Acaz, stretto nella morsa di pericolose alleanze di guerra: «il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine ["almah"] concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele [cioè "Con-noi-Dio"]». Lette nel loro contesto sembra logico che le parole di Isaia abbiano in vista un segno contemporaneo ai fatti (come l'arrivo di un figlio nella famiglia del re). Tuttavia Mt 1,20-23, scritto circa 800 anni dopo, vi coglie una profezia della nascita di Gesù. Vediamo perché:
- anzitutto il termine "almah" è ambiguo. Notano i teologi Fernando Ocáriz, Lucas Mateo-Seco e José Antonio Riestra: «Benché nel testo di Isaia non si parli in senso stretto di una vergine, bensì di una “fanciulla” (almah), tale significato non è escluso, e già l'antica versione dei Settanta [databile al III-II secolo a. C.] traduce con parthenos (= vergine)». Sulla questione i pareri degli studiosi sono discordi, si può però notare che secondo alcuni la parola "almah" - giovane o donna appena sposata - implicherebbe sempre, dati i costumi dell'epoca, la verginità;
- il biblista Rudolf Kilian ha sintetizzato i principali tentativi degli esegeti di trovare una spiegazione contemporanea ai fatti: un'ipotesi suppone che il "Dio con noi" sia un figlio del re, forse Ezechia, ma è una tesi che non trova riscontro; un'altra ipotesi immagina che si tratti di un figlio del profeta stesso, ma anch'essa non convince; secondo una terza teoria con il termine "Emmanuele" ci si riferirebbe al Messia, ma l'idea del Messia si è pienamente sviluppata solo secoli più tardi e quindi non può portare a una corrispondenza contemporanea; infine un'interpretazione collettiva ove l'Emmanuele sarebbe il nuovo Israele e la vergine una figura simbolica di Sion non trova indizi nel contesto e non condurrebbe neanch'essa a un segno contemporaneo ai fatti;
- la solennità dell’oracolo, il senso forte del nome simbolico, altri testi dello stesso profeta (cfr. 11,1-9 o 9,1-6 dove si prefigura un "bambino nato per noi" chiamato "Dio potente" che siederà sul trono di Davide per sempre) lascerebbero intuire, come notano i commentatori della Bibbia di Gerusalemme, «che Isaia intravede in questa nascita regale, al di là delle circostanze presenti, un intervento di Dio in vista del regno messianico definitivo».
Una parola profetica rimasta a lungo in attesa, quindi. Scrive Joseph Ratzinger: «Non dovevano forse i cristiani sentire questa parola come parola per loro? Non dovevano forse, colpiti dalla parola, arrivare alla certezza: la parola, che sempre stava lì in modo così strano e aspettava di essere decifrata, ora è divenuta realtà?».
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SOCCI A., Indagine su Gesù, Rizzoli, Milano 2008, pp. 215-216 nota 356.
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Immagine:
Simon Dewey, In the arms of Mary.