A quali esiti possa condurre il dubbio sistematico lo racconta Franco Nembrini in questo interessante aneddoto: «Anni fa conobbi un ragazzo, quindici o sedici anni, intelligentissimo, il quale una sera mi chiede di spiegargli la questione del Sessantotto. Io gli ho raccontato quel che era stato il '68 per me, per la mia generazione: una mentalità che aveva travolto le certezze in cui eravamo cresciuti ma aveva spalancato una domanda, un grido che chiedeva un significato per la vita. Alla fine lui mi guarda e dice: “beh, a voi è andata bene”. “Cioè?” “A voi hanno portato via soltanto la fede. A noi invece hanno portato via la condizione stessa della fede: la realtà. Perché voi magari vi sparavate gli uni gli altri, ma se vi foste seduti attorno a un tavolo non vi sareste mai messi a discutere sul fatto che questo è un tavolo! Per voi la realtà era la realtà. Noi invece ci metteremmo a discutere, perché non saremmo sicuri che questo è un tavolo. Come fa a nascere la fede se non sei sicuro che questo è un tavolo?” Poi mi fissa un attimo serio serio e mi dice: “Ci avete fregato la realtà e ci avete lasciati soli coi nostri pensieri” [è l'approdo inevitabile di ogni pensiero idealista-relativista, sul quale avevo scritto qualche riga]». In fondo - nota Giovannino Guareschi - «è sempre infinitamente più difficile essere semplici che essere complicati».
Ma anche ammessa (e non concessa) la validità del dubbio sistematico si può osservare ai suoi fautori che un dubbio veramente universale è impossibile: la stessa coscienza del dubbio è già una conoscenza certa. «Si enim fallor, sum» scriveva Agostino (se m'inganno vuol dire che esisto, perché non può ingannarsi chi non esiste: questa - per quanto lapalissiana - è già una certezza...). Allora bisogna riconoscere, con Jean Guitton, che «caratteristica di ogni procedimento critico è che anch’esso può essere criticato. Si dubita, ma perché fermarsi per strada? Se il dubbio è permesso, si può dubitare di dubitare; si può soprattutto dubitare delle proprie ragioni di dubitare. Se si ammette la legittimità della critica, perché non criticare la critica? La peggiore superstizione è quella che ignora se stessa».
E dinanzi agli irriducibili? Gilbert Keith Chesterton era loro grato: «Non ho mai letto una riga dell’apologetica cristiana. Anche adesso ne leggo il meno possibile. Sono stati Huxley, Herbert Spencer e Bradlaugh a riportarmi alla teologia ortodossa. Sono stati loro a seminare nella mia mente i primi forti dubbi sul dubbio». Gli fa eco un altro grande umorista, Giacomo Biffi, rammentando che «I più efficaci artefici del Regno sono i demolitori dall'interno. Quelli che combattendo e perfino irridendo la fede dei semplici, li costringono a farsi adulti; quelli che lottando contro ogni struttura e ogni autorità impongono a tutti un salutare stato di incertezza, di smarrimento, di angosciata perplessità, ben lontano da ogni serenità illusoria e antievangelica; quelli che nella propria casa sanno cogliere il male anche quando è scarso, senza lasciarsi ingannare dal bene, anche quando è copioso».
In conclusione, come non lasciarsi tentare da quest'altra provocazione chestertoniana? «Abbiamo cercato domande negli angoli più bui e sulle cime più selvagge. Abbiamo trovato tutte le domande che era possibile trovare. È ora di smettere di cercare domande e di cominciare a cercare risposte».
AGOSTINO, La città di Dio, XI, 26.
BIFFI G., Il quinto evangelo, ESD, Bologna 2008 (I edizione del 1970), p. 42.
Catechismo della Chiesa Cattolica, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1992, nn. 154-156, https://www.vatican.va/archive/catechism_it/p1s1c3a1_it.htm.
CHESTERTON G. K., Ortodossia, Lindau, Torino 2016 (traduzione dell’opera del 1908), pp. 65-66 e 133.
ELIOT T. S., postfazione a PASCAL B., Pensieri e altri scritti (a cura di AULETTA G.), Mondadori, Milano 2018 (traduzione dell'opera del 1670), p. 621.
GUARESCHI G., “Oggi”, 15, 1967, in ID., Il breviario di don Camillo (a cura di PRONZATO A.), Rizzoli, Milano 2004, pp. 310-311.
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LEWIS C. S., Il cristianesimo così com’è, Adelphi, Milano 2011 (traduzione dell’opera del 1942-1944 e 1952), p. 91.
LLANO A., Filosofia della conoscenza, Edusc, Roma 2011 (II edizione riveduta e ampliata da ASCHERI V.), pp. 15-16, 26-28 e 66-73.
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MESSORI V., BRAMBILLA M., Qualche ragione per credere, Mondadori, Milano 1997, p. 63.
MILOSZ O. V., Miguel Manara (commentato da NEMBRINI F.), Centocanti, Bergamo 2014 (traduzione dell'opera del 1912), p. 105.
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PASCAL B., Pensieri e altri scritti, cit., n. 421.
SOCCI A., La guerra contro Gesù, Rizzoli, Milano 2011, pp. 251-252 nota 414 (per la citazione di GUITTON J.).
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WOJTYLA K. (GIOVANI PAOLO
II), Fides et ratio, 14 settembre 1998, nn. 31-33, http://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/encyclicals/documents/hf_jp-ii_enc_14091998_fides-et-ratio.html.
Immagine:
Fotografia di Gilbert Keith Chesterton (1874-1936) a diciassette anni.