Gemma #16: omaggio a Thomas More


Non si può lasciar passare il 22 giugno senza un piccolo omaggio al grande Thomas More (1478-1535). Oggi la Chiesa cattolica ne fa memoria nell'anniversario della canonizzazione (avvenuta nel 1935) mentre la Chiesa anglicana (fondata da quell'Enrico VIII che prima lo volle come consigliere poi lo fece uccidere) lo ricorda tra i suoi santi ed eroi il 6 luglio, ricorrenza della decapitazione. Avvocato, giudice, politico (è patrono dei governanti), scrittore (autore del celebre Utopia), Cancelliere del regno d'Inghilterra (la massima carica dello Stato dopo il re), difensore della fede contro le derive protestanti, marito, padre, vedovo e ancora marito, infine martire, cioè testimone fino al sangue della fede nella Verità incontrata, accolta e custodita nella coscienza. Elenco sommario, nel quale non figura un altro aspetto di spicco di More che vorrei qui brevemente ricordare: egli fu uno straordinario umorista. Fin da piccolo amava ridere e far ridere. Un biografo ha scritto che «giovanissimo, durante le recite di Natale si divertiva a intromettersi fra i commedianti, e senza essersi preparato, improvvisava una parte, che divertiva gli spettatori più di quelle recitate dagli attori stessi». Nello scrivere e nel parlare non riusciva ad evitare di inserire battute e prese in giro. Nella sua tenuta di Chelsea organizzava un vero e proprio teatro comico per tutta la famiglia e il personale di servizio, trovando una spalla altrettanto ironica nella moglie AliceUn'attitudine caratteriale all'humour ma anche e soprattutto l'impegno ben preciso di una vita, se si pensa che ci sono state addirittura tramandate almeno quattro battute pronunciate sul patibolo. 
All'uomo contemporaneo così spesso corrucciato mentre meditando va sulla propria miseranda sorte forse Thomas More può insegnare, tra le altre cose, l'arte del relativizzarsi, del non prendersi troppo sul serio, del guardare oltre l'orizzonte personale per trovare gli altri e allo stesso tempo oltre l'orizzonte terreno per trovare Dio. Perché è solo gemendo (cfr. Rm 8,22-23) ma confidando in un Padre buono che non dimentica nessuno (cfr. Mt 6,25-34; 10,29-30) che si può salire sul patibolo col sorriso dopo aver detto ad una figlia: «io sono sicuro che qualunque cosa avvenga, per quanto cattiva appaia, sarà in realtà sempre per il meglio».
Pazzesco, Thomas More, sei troppo un grande. 
Consiglio il bellissimo film biografico, Un uomo per tutte le stagioni, di Fred Zinnemann (1966).

Fonti:
MORE T., La sobria allegria. Fantasie, scherzi e racconti (a cura di GANGALE G.), Studium, Roma 2017, pp. 11-37 (in particolare p. 28 nota 38) e 208-209.
ROPER M., Epistula ad Aliciam Alington, agosto 1534, cit. in Catechismo della Chiesa Cattolica, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1992, n. 313, https://www.vatican.va/archive/catechism_it/p1s2c1p4_it.htm

Immagine:
Rowland Lockey da Hans Holbein il Giovane (originale perduto del 1527), La famiglia di sir Thomas More, 1594 circa, 
Wakefield, Nostell Priory.