Nell'Elettra di Sofocle ad un certo punto Crosòtemi si pone una domanda retorica: «Potrò forse far risorgere i morti?» e sua sorella Elettra replica: «Non ho detto questo, non sono così pazza”». Secoli più tardi Paolo, parlando della risurrezione di Gesù agli ateniesi, ne farà sbellicare dalle risate un buon numero (cfr. At 17,16-34). E giustamente: non solo per la mentalità greca, per ogni "mentalità" risorgere dai morti è irrazionale, inconcepibile, folle, ridicolo (cfr. At 26,8). Ce lo prova semplicemente l'esperienza: nessuno ha mai fatto ritorno dalla morte. Eppure da 2000 anni i cristiani fondano la loro fede su questo assurdo (cfr. 1 Cor 15,14). Con che prove? Fondamentalmente una sola. Portano un fatto. Un'esperienza vissuta. I primi 12 e innumerevoli dopo di loro preferiscono morire che rinnegarla (cfr. At 5,27-33). Dicevano gli scolastici che factum infectum fieri nequit: non si può far sì che una cosa che è accaduta non sia accaduta. E Pascal: «Credo soltanto alle storie i cui testimoni si farebbero sgozzare».
Nell'imperdibile romanzo La tunica di Lloyd Cassel Douglas il tribuno Marcello accusa il suo schiavo e amico Demetrio di essere un credulone perché «Se si riconosce che una cosa è impossibile e subito dopo si confessa di crederla, con questa stessa cosa si distrugge la propria argomentazione!». Demetrio non si scompone: «Perdonami, signore, non discutevo. Tu mi hai fatto una domanda e io ti ho risposto. Non cerco di convincerti e sono d'accordo che ciò che dico non ha senso». «Allora la storia è assurda!». «No, signore, la storia è vera. La cosa non sarebbe potuta accadere, ma è accaduta». Che poi sia accaduta davvero è tutto da scoprire, ma proprio questo è lo scopo, la fatica (e il gusto) del detective della verità.
Fonti:
DOUGLAS L. C., La tunica, Castelvecchi, Roma 2020 (traduzione dell'opera del 1942), p. 385.
PASCAL
B., Pensieri e altri scritti (a cura di AULETTA G.), Mondadori, Milano
2018 (traduzione dell'opera del 1670)., n. 593.
SOFOCLE, Elettra, Mondadori, Milano 1954 (traduzione di
QUASIMODO S. dell'opera del 418-413 circa a. C.), vv. 940-941.