Gemma #91: "speciale origine del male fisico" puntata #1: introduzione


Lo speciale che inizia oggi deriva dalla recente tesi di Bachelor of Theology (step del percorso di studi presso la FTL di Lugano) che ho dedicato all'origine del male fisico, interrogativo proprio di ogni uomo, «tanto pressante quanto inevitabile» (Catechismo, n. 309).
Nel mondo si osserva la presenza di molti mali, causa di tanto dolore: morte, malattie, carestie, terremoti, guerre, omicidi, violenze... Di questi alcuni sono detti "mali morali" e altri "mali fisici". La differenza è fondamentale: il male morale si collega alla libertà dell’uomo, che col suo agire è causa di sofferenze e danni a se stesso e agli altri (oltre che al resto del mondo), mentre il male fisico non è imputabile alla volontà e all’azione dell’uomo ma si trova in ogni essere vivente (come la morte o la malattia) e nell’intero mondo naturale (ad esempio un terremoto o un incidente). 
Se il male morale dipende dall'uomo, da dove viene invece il male fisico? Come noto, la sua presenza è spesso considerata una freccia molto acuminata all'arco dell'ateismo. Infatti credere in un Dio buono e provvidente - rileva Clive Staples Lewis - «crea, più che risolvere il problema del dolore, perché il dolore non sarebbe un problema se non avessimo avuto la certezza che l'ultima realtà è giusta e buona». Tommaso d’Aquino dice la stessa cosa con estrema chiarezza proprio all'inizio del suo capolavoro: «Se di due contrari uno è infinito, l’altro resta completamente distrutto. Ora, nel nome Dio s’intende affermato un bene infinito. Dunque, se Dio esistesse, non dovrebbe esserci più il male. Viceversa nel mondo c’è il male. Dunque Dio non esiste». 
Ci troviamo dinanzi al celebre, antico argomento ricondotto a Epicuro: «Dio o vuole impedire i mali e non può, o può e non vuole, o né vuole né può, o può e vuole. Se vuole e non può è impotente, il che è impossibile trattandosi di Dio. Se può e non vuole, è invidioso, il che è altrettanto contrario a Dio. Se né vuole né può, è invidioso e impotente; pertanto non è Dio. Se può e vuole, la quale sola cosa è propria di Dio, da dove procede l’esistenza dei mali e perché non li impedisce?».
Del resto è la stessa Bibbia a farsi portavoce della drammatica domanda, specialmente con Giobbe, quando giunge ad affermare che Dio ride della sciagura degli innocenti (cfr. Gb 9,23; ancora: 9,17-18; 13,3-5; 24,12). Ed è essenzialmente la sofferenza dei bambini che fa esclamare a Ivan ne I fratelli Karamazov: «Non è che non accetti Dio, intendi bene questo punto: è il mondo da lui creato, questo mondo di Dio che io non accetto e non posso piegarmi ad accettare».
Insomma: il tema in esame, toccando un problema esistenziale e universale, risulta particolarmente importante, complesso e delicato. Lo affronterò utilizzando esclusivamente gli strumenti offerti dalla ragione (quindi da un punto di vista strettamente filosofico) e dunque evitando sconfinamenti sul piano teologico (non mi avvarrò, cioè, del contributo che la fede offre alla ragione). E ciò affinché il discorso sia proponibile a tutti e criticabile da tutti, credenti e non credenti. 
A fra poco.

Prossima puntata: #2.

Fonti:
Catechismo della Chiesa Cattolica, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1992, n. 309, https://www.vatican.va/archive/catechism_it/p1s2c1p4_it.htm.
DOSTOEVSKIJ F., I fratelli Karamazov, Einaudi, Torino 2016 (traduzione dell’opera del 1879-1880), p. 315 (cfr. pp. 306-329).
GALVÁN J. M., CAPUANI F., Elementi di antropologia teologica. Dispense ad uso degli studenti, PUSC ISSRA, Roma 2011, pp. 152-153.
GONZÁLEZ A. L., Filosofia di Dio, Edusc, Roma 2015 (ristampa della I edizione del 1988), pp. 259-260 (in nota 167 la traduzione delle parole di Epicuro tratte dal frammento n. 374 Usener conservato ne L’ira di Dio di Lattanzio).
KASPER W., Il Dio di Gesù Cristo, Brescia, Queriniana 1997 (traduzione dell’opera del 1984), p. 13.
LEWIS C. S., Il problema della sofferenza, Morcelliana, 2017 (traduzione dell'opera del 1940), p. 27.
TOMMASO D'AQUINO, Somma teologica, I, 2, 3, arg. 1 (traduzione a cura dei Domenicani italiani dell'opera del 1266-1273).