Quando incontri la Bellezza non puoi tacerlo, vuoi gridarlo dai tetti. Vuoi che tutti - a partire dalle persone più care - facciano quell'incontro. Nel contempo avverti l'incolmabile sproporzione tra l'esperienza vissuta e la sua descrizione, inevitabilmente parziale, insufficiente, a tratti anche traditrice. Non si può descrivere la bellezza di un'alba in montagna. Bisogna vederla.
E' per questo che col cuore grato - incoraggiato da Rm 10,13-15, sebbene in punta di piedi - vorrei semplicemente proporre al lettore un invito. L'invito a toccare direttamente con mano la stessa Bellezza che sabato 23 e domenica 24 settembre ho ricevuto in dono. Assieme (e anche grazie) ai miei fratelli Giulio e Marco e a quattro nostre amiche ho potuto incontrare alcuni giovani, don Sergio, don Andrea e altri componenti della "Comunità Familiaris Consortio" (https://www.familiarisconsortio.org). Una realtà nata e cresciuta a partire dalla metà degli anni '50 in provincia di Reggio Emilia (e oggi diffusa anche altrove) dal carisma di don Pietro Margini (1917-1990), parroco a Sant'Ilario d'Enza per quasi trent'anni (https://www.donpietromargini.it). Passione per la gloria del Regno di Dio, vicinanza assieme paterna e materna a ogni persona, la convinzione profetica (che sarà il fulcro del pontificato di Giovanni Paolo II) che "la salvezza della Chiesa nei nostri tempi deve venire dalle famiglie". Da ciò un'intuizione: sull'esempio di Gesù coi suoi discepoli (cfr. Lc 8,1-3) e delle prime comunità cristiane (cfr. At 2,42-47; 4,32-35) offrire alle famiglie una "forma di vita" che, dentro la Chiesa, sia veramente "a misura di famiglia". Nel 1957 nasce la prima "piccola comunità" (oggi sono 55): si tratta di «gruppi di fedeli costituiti per affinità elettive, amicizia e stato di vita, in numero adeguato da consentire una effettiva vita comunitaria» (quattro-sei coppie assistite da un sacerdote), con alla base l'impegno «a vivere la carità nella quotidianità, nella condivisione delle gioie e dei dolori, nel sostegno spirituale e materiale» (Statuto, 5), in modo che ciascuno senta «l'altro come a lui affidato nel cammino di santità» (Regola, 1.6) e nella gioiosa testimonianza del «vangelo della famiglia e della vita» (Statuto, 6).
Ciò che più mi ha colpito parlando coi giovani della piccola comunità "Regno di Dio" e con don Sergio della "Comunità sacerdotale Familiaris Consortio" è stato l'accento da loro posto sull'amicizia. In un mondo pianificato per ridurre la persona a individuo (consumatore, utente, follower... spesso straripante di "amici" sui social, altrettanto spesso profondamente solo nella realtà) mi sono reso conto che (sottoscritto in primis):
- non siamo più abituati a pensare di cambiare città per motivi che non siano di lavoro o di studio ma semplicemente... per vivere assieme ai nostri amici! Scrive don Sergio: «Se oggi chiedete a una famiglia di che cosa ha bisogno, vi sentirete rispondere, più o meno chiaramente, che servono maggiori servizi. Capisco bene che abbiamo bisogno di qualcuno che tenga i figli quando la scuola finisce o quando vogliamo partecipare a qualche iniziativa, ma le vere risorse non sono i servizi, sono le relazioni autentiche»;
- non siamo più abituati a pensare la Chiesa come "Comunità di comunità" a "misura d'uomo", possibile mediante la strutturazione di un "livello intermedio" (piccole comunità di una decina di amici) tra i livelli parrocchiale (troppo ampio) e familiare (troppo stretto): da un lato anche con le migliori intenzioni è materialmente impossibile in una parrocchia essere veramente amici di tutti, dall'altro lato come la persona anche la famiglia - la cui identità e priorità non sono in discussione - patisce la solitudine e la mancanza di relazioni comunitarie d'amicizia;
- non siamo più abituati a pensare che le cose belle raramente si improvvisano e normalmente vanno ideate, progettate, costruite e custodite con impegno, pazienza e fantasia: due giovani di Familiaris Consortio che si sentono chiamati alla "vocazione matrimoniale" si formano per un anno prima di sposarsi e, allo stesso tempo, un gruppo di amici che si sente chiamato a formare una piccola comunità mette alla prova per circa due anni, in un "laboratorio di comunità", tale "vocazione comunitaria".
Dovrei e vorrei aggiungere molto altro ma bisogna che mi fermi qui (e sono già ben oltre le righe previste). L'invito è allora quello di conoscere di persona la realtà di Familiaris Consortio. Vedere «come si amano tra loro» (Tertulliano, Apologetico, 39, 7) e come ti amano (cfr. Gv 13,34-35). Una buona introduzione potrebbero essere il primo libro sotto riportato e questo video.
Fonti:
BILLI S., Nel mondo come discepoli. Famiglie in comunità, San Paolo, Cinisello Balsamo 2018 (la citazione si trova a p. 31).
COMUNITA' FAMILIARIS CONSORTIO, Statuto e Regola, 24 aprile 2021, https://www.familiarisconsortio.org/wp-content/uploads/2021/05/Comunita%CC%80-Familiaris-Consortio.pdf.
TERTULLIANO, Apologetico, 39, 7.