Gemma #23: "speciale Sindone" puntata #2: la scienza. Un'immagine misteriosa


L’immagine della Sindone si comporta come un perfetto negativo fotografico: fu questa la straordinaria scoperta nel 1898 del primo fotografo della Sindone, l’avvocato astigiano Secondo Pia, poi confermata nel 1931; il negativo della fotografia risulta essere un positivo, in quanto negativo di un negativo: in tal modo l’immagine è molto più leggibile e chiara rispetto a quella originale impressa sul lino. Ricordava Pia: «Rinserrato nella mia camera oscura e assorto nel mio lavoro, provai un’emozione fortissima allorché, durante lo sviluppo, vidi apparire per la prima volta, sulla lastra, il Santo Viso, con tale chiarezza che ne rimasi stordito». E Paul Claudel, in una lettera del 1935, giunse ad affermare: «La scoperta fotografica della Sindone è così grande, così importante, che non esito a paragonarla a una seconda risurrezione. Più che un’immagine, è una presenza. È un negativo, come dire, una testimonianza nascosta, oserei dire un po’ come la Sacra Scrittura, in grado di rivelare un’evidenza».
Sono state formulate moltissime ipotesi circa la formazione dell'immagine (pittura, camera oscura, pirografo, bassorilievo strofinato, bassorilievo riscaldato, vaporografia, contatto, effetto corona ecc.) senza poter ancora giungere a risolvere l’enigma. Non si tratta di una pittura: senza contare le innumerevoli difficoltà che avrebbe dovuto affrontare un ipotetico pittore, come hanno messo in luce le analisi del XX secolo l'immagine, non presente sul rovescio del tessuto, non è dovuta a sostanze applicate sullo stesso ma al progressivo ingiallimento delle fibrille superficiali della stoffa, risultato di una disidratazione e ossidazione che penetra solo per 0,2 millesimi di mm (inoltre è possibile realizzare un'elaborazione tridimensionale dell'immagine poiché esiste una correlazione tra l'intensità della figura e la distanza telo-corpo); l’immagine non è neanche dovuta ad un meccanismo diffusivo (mancano tracce di decomposizione che giustifichino una reazione del lino) e nemmeno ad un meccanismo di contatto diretto (la figura è evidente anche nelle zone dove non poteva esserci contatto, come fra naso e guance). L’ipotesi attualmente più verosimile, sulla base di verifiche sperimentali operate da fisici dell’ENEA di Frascati, è quella di un meccanismo radiativo in senso lato: è come se l’immagine, che non presenta zone d’ombra, sia il risultato di un’esplosione di luce da ogni punto del cadavere avvolto nel telo.


Puntata #1 del 6 agosto. 
Prossima puntata #3 (di 10) il 13 agosto.

Fonti (la scienza: v. puntata #4).

Immagine:
Negativo fotografico del volto.