Diceva sostanzialmente così: "Si può pensare che Dio, essendo onnipotente, possa fare tutte le cose, ma non è così. Dio non può fare tutte le cose. Ad esempio non può fare né volere il male. Non può fare un cerchio quadrato (una contraddizione). Dio sa fare solo due cose: conoscere e amare. In quanto conosce, conosce sé stesso e nel conoscere sé stesso genera il Figlio e poiché il Figlio è quanto di più bello possa esistere ecco che il Padre e il Figlio si amano di un amore così intenso da far sì che questo amore diventi Persona: lo Spirito Santo".
FONTI:BERGOGLIO J. M. (FRANCESCO), Lumen fidei, 29 giugno 2013, n. 27, https://www.vatican.va/content/francesco/it/encyclicals/documents/papa-francesco_20130629_enciclica-lumen-fidei.html.DOSTOEVSKIJ F., I fratelli Karamazov, Einaudi, Torino 2016 (traduzione dell'opera del 1879-1880), p. 309.
Al di là del riferimento al mistero della Trinità vorrei qui soffermarmi sul proseguimento della riflessione: "Se siamo creati a immagine di Dio (cfr. Gen 1,26) assomigliamo a Dio in quello che sa fare: conoscere e amare. Una coppia quando comincia ad amarsi? Quando si parla, quando si conosce. E quando comincia a conoscersi? Quando si ama. Il modo per affrontare lo studio della Liturgia, così come ogni altro studio e impegno nella vita, è solo uno: conoscere e amare".
Funziona così un po' tutto: se non ami veramente una persona è impossibile che tu possa conoscerla profondamente e se non ti sforzi di conoscerla è impossibile che tu possa amarla veramente. Non puoi imparare a cucinare se non ti appassioni di ricette, né puoi amare la cucina se non ti impegni nel preparare da mangiare. Così dunque avviene anche per il dilemma esistenziale, la ricerca del senso della vita: non puoi conoscere la verità se la sua scoperta non ti appassiona e non coinvolge tutto te stesso, né la ricerca della verità ti appassionerà se non ti impegni in essa con costanza e determinazione, "sfruttando a fondo ogni opportunità, senza subire il destino" (come canta Max ne Il Meglio).
Alla moda kantiana potremmo forse fissare, in conclusione, due semplici ed essenziali "principi di vita":
1 - se vuoi amare impegnati a conoscere. C'è chi sostiene - come Carlos Cardona - che la filosofia più ancora che dalla meraviglia nasca dalla nostalgia. Scrive Giovanni Paolo II, all'inizio di Veritatis Splendor, che nella profondità del cuore umano «permane sempre la nostalgia della verità assoluta e la sete di giungere alla pienezza della sua conoscenza. Ne è prova eloquente l'inesausta ricerca dell'uomo in ogni campo e in ogni settore. Lo prova ancor più la sua ricerca sul senso della vita».
2 - se vuoi conoscere impegnati ad amare. Ne I fratelli Karamazov si trova in proposito un illuminante breve dialogo tra Aleksej ed Ivan: «“Io penso che per tutti il primo dovere al mondo sia di amare la vita”. “Amare la vita più che il senso di essa?” “Senza dubbio, amarla anteriormente a ogni logica, come dici tu, e di necessità anteriormente a ogni logica, giacché solo a questo patto potrò afferrarne il senso». Lo sapevano bene gli uomini del Medioevo, che dicevano: ubi amor ibi oculus (clicca sull'immagine: devo molto a padre Lino Cignelli, non ultimo questo detto che ha voluto riportare nel suo testamento).
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