Gemma #86: indifferenti, semplicemente


Nel breve e accattivante saggio dal titolo Dio è de-coincidenza François Jullien, tra i più noti filosofi contemporanei, dichiaratamente ateo, così scrive: «In una generazione, la nostra, l’idea di Dio, perlomeno quella del Dio cristiano, ha subito il peggior destino immaginabile: senza alcun rumore, è caduta nell’indifferenza». Oggi della fede non solamente «non ce n'è più bisogno» (Feuerbach: la fede come "autosuggestione" dinanzi alla paura della mortema essa addirittura «non suscita più alcun rifiuto, neppure animosità», in sostanza «non ha più peso». 
Paul Claudel osservava che il più delle volte la rivelazione cristiana è rifiutata non tanto per scelta ed analisi critica ma a motivo di semplice indifferenza: Cristo gli uomini lo «respingono – ed è, questa, la peggiore offesa – con annoiata sufficienza, sbadigliando, con esasperata mollezza. Non pensano valga neppure la pena di discutere. “Ma via! Quando la smetterà! Ne abbiamo abbastanza di queste storie! Basta! Che ci lasci in pace!” E ora il Figlio di Dio è sulla croce. Affronta la prova suprema, e da ogni parte viene attaccato: ed Egli si strazia, il costato si fende, il cuore è allo scoperto e pare quasi che sgorghi dal petto. Ma sul viso dello spettatore, un viso che noi conosciamo, appare appena una smorfia di disgusto. “Che ora è?”».
Dove sono finiti gli atei convinti, documentati, impegnati, con i quali confrontarsi - anche appassionatamente - e trarne, in ogni caso, reciproco arricchimento? Ad esempio, se il cristianesimo può illuminare anche solo da un punto di vista umano la visione del mondo ateistica (basti pensare all'inaudito invito ad "amare i propri nemici" di Mt 5,43-48 e Lc 6,27-35, alla fin fine unico realistico argine alla spirale mortifera della vendetta) allo stesso tempo lo sguardo disincantato dell'ateo e dell'agnostico può essere utile al credente per risparmiare dannosi sproloqui a chi è prostrato dal dolore (cfr. Gb 13,3-5) o per evitare di seguire tutte le "Madonne" che apparirebbero nel mondo, «come fanciulli sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina» (Ef 4,14). 
Insomma, ridateci James Turnbull! Ci manca il battagliero editore de L'ateo nella chestertoniana Londra de La sfera e la croce, fremente dinanzi all'indifferentismo religioso: «Le peggiori cose da lui pronunciate sembravano accettate o ignorate come fossero i luoghi comuni o le false promesse di un politico. Ogni giorno le sue bestemmie diventavano sempre più irate, e ogni giorno la polvere dell’indifferenza si depositava sempre più spessa su di loro. Si sentiva come se si stesse muovendo in un mondo di idioti, e gli pareva di trovarsi in mezzo a una razza di uomini che sorridevano quando sentivano parlare della loro morte, o che guardavano distrattamente al prossimo Giorno del Giudizio». 
Prosegue l'acuta quanto impietosa analisi Jullien osservando che oggi, spesso, «vediamo la Chiesa limitarsi prudentemente alla pastorale, così come a predicare i buoni sentimenti e la causa ecologica, quando non è impegnata a lavare le proprie colpe»: essa «non difende più alcun Credo né manifesta più alcuno spigolo». Un cristianesimo "dalla punta arrotondata", "addomesticato", "pace&love" non sarà forse una delle cause - e non l'ultima - di tanta indifferenza? Non si era definito "spigoloso" Gesù stesso nel paragonarsi alla «pietra che i costruttori hanno scartato» (Mt 21,42; cfr. Mc 12,10; Sal 118,22)? E proprio l'evangelista noto come scriba mansuetudinis Christi è l'unico ad aggiungere: «Chiunque cadrà su quella pietra si sfracellerà e colui sul quale essa cadrà verrà stritolato» (Lc 20,18). Papa Leone XIV si è presentato al mondo dicendo: «Siamo discepoli di Cristo. Cristo ci precede. Il mondo ha bisogno della sua luce. L’umanità necessita di Lui come del ponte per essere raggiunta da Dio e dal suo amore». Chi può e deve testimoniare questa "spigolosa" convinzione, se non chi fa parte della Chiesa (cfr. Rm 10,14-15)? 
Dinanzi all'immenso esercito dell'indifferenza sembra che quella del cristianesimo non insipido/ tiepido (cfr. Mt 5,13; Ap 3,16) sia una battaglia persa (lo stesso dicasi, evidentemente, per l'ateismo teorico). 
Ma una speranza forse si intravede. "Dio si è fatto uomo" (cfr. Gv 1,14): che inaudita assurdità, che incredibile sproposito, che improponibile vaneggiamento! Se la scristianizzazione ha un vantaggio è, o dovrebbe essere, lo stupore. L'interrogativo. La meraviglia. E sappiamo cosa ha combinato molti secoli fa un pugno di uomini, in Grecia, a partire dalla meraviglia... 

Fonti:
ARISTOTELE, Metafisica, I, 2, 982 b 12, in ID., Metafisica (a cura di REALE G.), Rusconi, Milano 1993, p. 11.
CHESTERTON G. K., La sfera e la croce, Morganti, Cassacco 2010 (traduzione dell’opera del 1909), p. 40.
CLAUDEL P., La solitudine sulla terra, in Incontri e scontri col Cristo (a cura di PORZIO D.), vol. I, Ferro - Massimo, Milano 1971, pp. 250-251 (traduzione di un brano da “Studi cattolici”, 27, novembre-dicembre 1961).
JULLIEN F., Dio è de-coincidenza, Morcelliana, Brescia 2024 (traduzione dell’opera del 2024), pp. 11-12.
PLATONE, Teeteto, 155 d, in ID., Tutti gli scritti (a cura di REALE G.), Bompiani, Milano 2000, p. 206.
PREVOST R. F. (LEONE XIV), Primo saluto del Santo Padre Leone XIV, Basilica di San Pietro, 8 maggio 2025, https://www.vatican.va/content/leo-xiv/it/messages/urbi/documents/20250508-prima-benedizione-urbietorbi.html.
RATZINGER J. (BENEDETTO XVI), Introduzione al cristianesimo, Queriniana, Brescia 2005 (traduzione dell’opera del 1968, 2000 e 2005), p. 73.

Immagine:
"Le tre scimmie sagge": Iwazaru (“scimmia che non parla del male”), Mizaru (“scimmia che non vede il male”) e Kikazaru (“scimmia che non sente il male”).