Nel terzo anniversario di "Gemme cristiane", grato per il cammino percorso fin qui (non avrei potuto prevedere tutto l'interesse e l'affezione di così tanti amici lettori), ecco un post dal taglio un po' inusuale: andiamo alla scoperta di un enigma tuttora irrisolto, il "quadrato del Sator".
Questo particolare quadrato fu individuato nel 1936 sulla colonna LXI della Palestra Grande di Pompei. È formato da cinque parole latine palindrome: si leggono sia alla rovescia che dall'alto verso il basso. La traduzione letterale più verosimile è: “Il seminatore Arepo tiene con cura le ruote”. Si tratta dell'esemplare più antico di un quadrato che è stato ritrovato in tutta Europa soprattutto all'interno di chiese e datato a tutte le epoche successive all'era cristiana, in particolare al Medioevo. Il quadrato di Pompei risale a prima del 24-25 ottobre 79 quando la città fu distrutta dall'eruzione del Vesuvio: non a molti anni prima, perché sappiamo che il 5 febbraio 62 ci fu un devastante terremoto nel 62 e la ricostruzione era ancora in corso quando qualcuno tracciò quel graffito sulla colonna appena intonacata.
Trattandosi senza dubbio di un enigma (la traduzione letterale non ha molto senso) sono state ipotizzate molte interpretazioni: “il seminatore con il carro tiene con cura le ruote”, “il seminatore di un arepo (pezzo di terra) mantiene con il suo lavoro il convento”, “il Creatore mantiene con cura le proprie opere”, “il seminatore decide i suoi lavori quotidiani, ma il tribunale supremo decide il suo destino”. Considerando le parole come acronimi Arepo potrebbe dare “Aeternus Rex Excelsus Pater Omnipotens”, Tenet potrebbe dare “Tota Essentia Numero Est Tracta”, l'intero quadrato “O Padre, prega per la nostra età” oppure “Arretra, Satana, crudele in tutte le tue opere"...
Un'interpretazione molto interessante fu data nel 1926 da tre studiosi (uno svizzero, uno francese e uno scandinavo) indipendentemente l'uno dall'altro, che si accorsero che l'intero quadrato corrisponde a questo anagramma:
In sostanza: una croce dissimulata formata da due Paternoster tra alfa e omega. Sono simboli cristiani: la croce, il Paternoster (unica preghiera insegnata da Gesù: cfr. Mt 6,9-13 e Lc 11,2-4), l'alfa e l'omega, prima e ultima lettera dell'alfabeto greco (nell'Apocalisse, riprendendo un'espressione che troviamo ad esempio in Is 44,6 e 48,12, è ricorrente in bocca al Signore l'espressione “Io sono l'Alfa e l'Omega”, cioè il principio e la fine: cfr. 1,8; 21,6; 22,13).
A cosa poteva servire questo crittogramma? Tenendo conto che Pompei (forse sede, come pure Ercolano, di una comunità cristiana) era vicina alle comunità cristiane di Pozzuoli e di Roma (risalenti probabilmente agli anni 40: cfr. At 28,13-15 e Rm 15,23 nonché Svetonio, Vita di Claudio, 25, 4) e che molti cristiani fuggirono in questi anni da Roma (a causa della persecuzione del 64) e dalla Palestina (a causa della guerra giudaica), il quadrato poteva servire, come altri simboli, a segnalare la presenza di correligionari ai nuovi arrivati a Pompei: “State attenti: qui ci sono nemici, ma anche fratelli!”.
Alcuni graffiti di mano diversa vicini al quadrato sembrano confermare questa interpretazione: si possono individuare un delta in cima (simbolo della Trinità) e alfa e omega separati da una “n” alla base (le chiavi dell'anagramma)... forse qualcuno passando di lì aveva colto il messaggio!
Chissà se il geniale inventore di questo quadrato avrà avuto questo in mente: l'enigma resta, ma l'ipotesi appare senz'altro molto affascinante.
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