Gemma #76: Napoleone e la sua prova dell'esistenza di Dio


Il 5 maggio, anniversario della morte di Napoleone Bonaparte, è l'occasione giusta per spigolare tra le pagine di quell'aureo libretto - Conversazioni sul cristianesimo. Ragionare nella fede - che contiene le memorie dell'ultimo periodo di vita di quell'"uom fatale" del quale fu scritto

Chè più superba altezza
Al disonor del Golgota
Giammai non si chinò.

Tra le tante riflessioni degne di nota (due anni fa ne riportavo una qui) ci imbattiamo anche in un'originale prova dell'esistenza di Dio, quasi una variante della "seconda via" di Tommaso d'Aquino (e vi riecheggia anche la "quinta"). La seconda via, in estrema sintesi, conduce dall'esperienza della causalità efficiente a Dio come Causa Incausata: nel mondo ogni effetto deriva da una causa (detta "efficiente", cioè produttrice, generatrice); non si trova qualcosa che sia causa di se stesso poiché in tal caso sarebbe prima di se stesso, il che è inconcepibile; non è possibile procedere all'infinito nella serie delle cause perché tolta la causa iniziale decade anche l'effetto e tutta la catena che segue, il che è manifestamente falso; occorre quindi ammettere una prima causa efficiente o Causa Incausata, che viene chiamata Dio. 
L'originalità del pensiero di Napoleone sta nell'esempio di "causalità efficiente" che, conversando con il generale Bertrand, porta a sostegno della sua tesi alla luce della propria esperienza estremamente singolare: «Che cosa è Dio? Che cosa ne so io? Ma allora, risponda lei a questa domanda: Come giudica se un uomo è geniale? È una cosa che lei ha mai vista, dico il genio? Che cosa ne sa lei, per credere nel genio? La risposta è: si vede l'effetto, e da questo si risale alla causa, e si crede che questa causa esista, insomma che essa sia reale. Le faccio questo esempio: quando durante una battaglia le cose si mettono al peggio, lei cosa fa? Comincia a guardare verso di me, per trovare una via d'uscita. Perché guarda a me? Perché ha l'istinto di credere nel mio genio; ne ha bisogno. […] Ecco, anch'io ho un istinto, una fede, una certezza, un grido che mio malgrado esce dal mio petto, quando rifletto e guardo la natura, e mi dico: Dio! Resto ammirato e grido: Sì, Dio c'è! Come le mie vittorie hanno convinto lei a credere in me; così l'universo mi fa credere in Dio. […] E se qualcuno mi obietta: Sono gli organi! Ecco, questa è una sciocchezza buona per un sempliciotto, non certo per me: mi capisce?». 

Fonti: 
BONAPARTE N., Conversazioni sul cristianesimo. Ragionare nella fede, ESD, Bologna 2013 (traduzione dell'opera del 1843), pp. 17-18 (corsivo mio).
GONZÁLEZ A. L., Filosofia di Dio, Edusc, Roma 2015 (ristampa della I edizione del 1988), pp. 84-95, 100-105 e 124-130.
MANZONI A., Il cinque maggio, vv. 8 e 100-102 (opera del 1821).
TOMMASO D'AQUINO, Somma teologica, I, 2, 3 co. (traduzione dell'opera del 1267-1273).

Immagine:
Disegno dell'autore datato 2003, ispirato a Jacques-Louis David, Il primo console attraversa le Alpi al Colle del Gran San Bernardo, 1800, Rueil-Malmaison, Musée national des châteaux Malmaison et Bois Préau.