Sette mesi fa avevo scritto qualche riga sui Pensieri di Blaise Pascal (1623-1662), scienziato, filosofo e teologo - e prima ancora cristiano - cui devo molto. Oggi non posso non tornare a parlarne: è infatti l'anniversario della sua "seconda conversione" con l'infuocato "memoriale".
Racconta la sorella maggiore Gilberte (1620-1687, sposata Périer, madre di 6 figli) che sin da giovanissimo Blaise si domandava il perché delle cose, era attratto dalla conoscenza della verità. Divenne uno degli scienziati più precoci della storia (elenco non esaustivo: a 11 anni scrisse un trattato sui suoni, a 16 un trattato di geometria apprezzato da Leibniz, a 19 per aiutare il padre, commissario del re per la riscossione delle imposte, inventò la calcolatrice, a 23 anni condusse importanti esperimenti di fisica). A partire dai 24 anni, grazie ad alcune letture spirituali (consigliategli da due chirurghi che nel 1646 soggiornarono a lungo in casa Pascal), crebbe sempre più in Blaise il desiderio di vivere in modo virtuoso e di «non dedicarsi ad altro studio al di fuori di quello della religione». In questa sua "prima conversione" coinvolse in modo travolgente il padre Etienne (1588-1651, vedovo sin dal 1626) e la sorella minore Jacqueline (1625-1661) rimasta «talmente impressionata dai discorsi» dell'amato fratello (i due furono legatissimi per l'intera loro breve vita) da «rinunziare a tutte le comodità che aveva amate fino a quel momento per consacrarsi interamente a Dio».
Accompagnato dalla malattia per quasi tutta la vita (morirà a soli 39 anni) verso il 1652 Blaise fu convinto da medici e familiari a rinunciare all'impegno intellettuale e a "svagarsi" frequentando la corte, facendo viaggi in compagnia e dedicandosi alle conversazioni mondane, principale passatempo dei benestanti dell'epoca.
La sua parentesi mondana, tuttavia, non durò molto a lungo (all'incirca 3 anni): la sorellina monaca - ricorda sempre Gilberte - «non poteva tollerare che colui a cui, dopo Dio, era debitrice delle grazie di cui godeva, non fosse in possesso di queste stesse grazie. E poiché mio fratello la vedeva spesso, gliene parlava continuamente; alla fine lo fece con tanto calore da convincerlo - come già lei era stata da lui convinta - a lasciare il mondo e tutte le conversazione mondane».
L'ultimo passo verso la definitiva "seconda conversione" di Pascal avvenne a 31 anni la notte del 23 novembre 1654: è la "notte di fuoco" dopo la quale portò per sempre indosso, scucite e ricucite nella fodera tutte le volte che cambiava abito, queste parole:
Fonti:
AULETTA G., Cronologia della vita e delle opere di Pascal, in PASCAL B., Pensieri e altri scritti (a cura di AULETTA G.), Mondadori, Milano 2018 (traduzione dell'opera del 1670), pp. 17-21.
PASCAL B., Il memoriale, in ID., Pensieri e altri scritti, cit., pp. 119-121.
PASCAL B., Il memoriale, in ID., Pensieri e altri scritti, cit., pp. 119-121.
PÉRIER G, Vita di Pascal, in PASCAL B., Pensieri e altri scritti, cit., pp. 27-43 e 64-65.
TANZELLA-NITTI G., Blaise Pascal e il progetto apologetico delle Pensées (1662). A 350 anni dalla sua morte, in "Annales theologici", 26, 1 (2012), pp. 22-23, 31-32 e 38-40.Blaise Pascal, Mémorial, 23 novembre 1654, Parigi, Bibliothèque Nationale.