Gemma #87: "Il risveglio della signorina Prim", un tesoro da scoprire


Mi sono imbattuto inaspettatamente in un tesoro nascosto (cfr. Mt 13,44), grazie ad Emanuele e a quel suo "prendi e leggi" di agostiniana memoria. E grazie alle Edizioni Ares: era l'11 giugno scorso, a Milano, alla loro festa d'estate.
Un tesoro nascosto che ho scoperto con grande ritardo, giacché poi così nascosto non era: Il risveglio della signorina Prim è un bestseller tradotto in undici lingue, pubblicato nel 2013, edito in Italia da Mondadori nel 2014 e ora riedito da Ares. 
L'autrice è Natalia Sanmartin Fenollera, giornalista e scrittrice spagnola nata in Galizia nel 1970, e questo libro ne ha segnato l'esordio letterario. 
Non so come ringraziarla per questo romanzo paragonabile ad un prisma dalle mille sfaccettature: più che un libro un mondo, anzi meglio, un villaggio.
Una fiaba balsamica per questi nostri tempi, tanto sazi e rassegnati quanto frenetici e imbizzarriti (e forse freneteci proprio perché sazi). Come il padrone di casa di Mt 13,52 così l'autrice in quest'opera "estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche": e in particolare, direi, cose nuove perché antiche. Infatti, più che un romanzo di formazione, il racconto di una rinascita, una storia d'amore ricca di introspezione e colpi di scena - è certamente tutto questo e altro ancora - penso che Il risveglio della signorina Prim sia essenzialmente un inno. Un inno alla vita semplice e genuina che gli uomini hanno condotto in passato alla luce della novità cristiana (cfr. ad esempio At 2,42-474,32-35) e che oggi troppo spesso non conoscono più, "rinchiusi in una abitazione sotterranea a forma di caverna" (La Repubblica, VII, 514 a), forse ben più oscura di quella descritta da Platone.
Una vita, quella della comunità protagonista del romanzo, fatta di poche "piccole cose" ben curate: penso in particolare a relazioni coltivate con paziente dedizione, scuole (specie parentali) fondate su trivio e quadrivio, letture preparate per i bambini con scrupolo e gradualità, sostegno reciproco nella vita familiare e nel lavoro, negozi variegati, associazioni vivaci, adunanze appassionate, momenti di svago, giochi all'aria aperta, buon cibo ("Nei vostri ritrovi non mancano mai dolci, torte o arrosti deliziosi, un bel fuoco e una conversazione interessante"). Emblematico, come espressione di vicinanza al destino dell'altro, l'impegno profuso dalla "lega femminista" della comunità - talvolta col passo dell'elefante in una cristalleria - nell'aiutare la protagonista a trovarsi un marito...
Quante altre sottolineature si dovrebbero fare! Aggiungo solo un aspetto a mio parere fondamentale: lo sguardo rivolto al bene. L'autrice, salvo rari momenti, non descrive e stigmatizza i problemi del nostro mondo. Semplicemente racconta la bellezza: dipinge l'affresco di un mondo perduto ma non irrecuperabile, o se non di un mondo almeno di un villaggio, nella realistica consapevolezza che «uno non può costruirsi un mondo su misura, quel che invece può fare è costruirsi un villaggio».
La scrittrice, dall'ampia formazione classica, si pone chiaramente su una via tracciata, ma lo fa con freschezza e originalità. Una via solcata, con accenti diversi, dal pensiero e dall'opera di uomini come Benedetto da Norcia (evidente il legame con i monasteri e le realtà ruotanti attorno a Norcia e a Barroux, così come con testi di riferimento come San Benedetto e la vita familiare di Massimo Lapponi e L'Opzione Benedetto di Rod Dreher), Gilbert Keith Chesterton (forte l'eco, ad esempio, de Il Napoleone di Notting Hill) del quale si esplicita debitrice, Hilaire Belloc (vediamo il distributismo prendere forma concreta), Dante Alighieri, Blaise Pascal, John Ronald Reuel TolkienGiovannino Guareschi, Joseph Ratzinger (cfr., tra gli altri, Spe Salvi, n. 35 e L’Europa nella crisi delle culture), Jane Austen (preziosi i riferimenti alla delicatezza come "attributo femminile" necessario anche all'uomo nonché al "fascino" che suscita nella donna la "correttezza" e la "cavalleria" maschile). Pensando ad un corrispettivo cinematrografico mi viene da associare il romanzo al celebre film Tutti insieme appassionatamente.
In conclusione penso si sarà capito che sono rimasto particolarmente affascinato da questo romanzo e dalla originale personalità di chi l'ha scritto: libro consigliatissimo a mogli, mariti e aspiranti tali.

«Vi sarete accorti che i libri che amate realmente sono quelli che sono legati fra loro da un filo segreto. […] E le amicizie che durano tutta la vita non nascono forse nel momento in cui finalmente incontriamo un altro essere che abbia un’idea, sia pure debole ed incerta, di quello che noi abbiamo desiderato fin dalla nascita […]? […] è la caratteristica segreta e personale dell’anima nostra, un bisogno inappagabile e incomunicabile, come il desiderio che avevamo prima di incontrare nostra moglie, o di farci quell’amico, o di scegliere il nostro lavoro» 
(C. S. Lewis)

Fonti:
AGOSTINO, Le confessioni, VIII, 12, 29 (a cura di CARENA C.), Città Nuova, Roma 1971, p. 224.
LA DAGA P., Natalia Sanmartin Fenollera: “Uno scrittore si alimenta di pagine lette”, 19 marzo 2015, https://leultime20.it/natalia-sanmartin-intervista.
LEWIS C. S., Il problema della sofferenza, Morcelliana, 2017 (traduzione dell'opera del 1940), pp. 150-152.
PLATONE, La Repubblica, VII, 514 a, in ID., Tutti gli scritti (a cura di REALE G.), Bompiani, Milano 2000, p. 1238.
RATZINGER J. (BENEDETTO XVI), L’Europa nella crisi delle culture, Monastero di Santa Scolastica di Subiaco, 1 aprile 2005, http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/27262.html.
ID., Spe salvi, 30 novembre 2007, n. 35, http://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/encyclicals/documents/hf_ben-xvi_enc_20071130_spe-salvi.html.
SANMARTIN FENOLLERA N., Il risveglio della signorina Prim, Ares, Milano 2025 (traduzione dell’opera del 2013) (cfr. in particolare pp. 72, 89-90, 140-141, 174, 199, 212-213, 233, 235, 254, 259 e 264).