Gemma #14: non lasciatevi rubare la speranza!


I santi mi affascinano per tanti motivi. Uno di questi è il loro sperare contro ogni speranza (cfr. Rm 4,18) umanamente rasentando la follia. Tutti i santi hanno creduto accanitamente, testardamente, pazzamente nei loro sogni più ambiziosi, ben sapendo - come dice il saggio topo Ripicì nel terzo film de Le cronache di Narnia - che «non si ha altro se non ciò in cui si crede». Quanto spesso siamo tentati di lasciarci rubare la speranza da persone, situazioni, difficoltà, insuccessi. Papa Francesco l'ha gridato ai giovani di tutto il mondo all'inizio del suo pontificato: «Per favore, non lasciatevi rubare la speranza!». Da niente e da nessuno. Penso in particolare agli ostacoli che l'uomo pone all'uomo per deprimerne gli slanci e abbatterne gli ideali. Si trova su internet una frase di Confucio (e se non è sua poco male): «Quando fai qualcosa, sappi che avrai contro quelli che volevano fare la stessa cosa, quelli che volevano fare il contrario e la stragrande maggioranza di quelli che non volevano fare niente». Una verità, questa, dinanzi alla quale i santi non hanno mai perso il loro "cuore selvaggio" (vedi l'imperdibile libro di Rosa Evangelista) ben sapendo ove avevano riposto la loro speranza (cfr. 1 Tm 4,10; Gv 15,5; Sal 127,1). Mi sia allora consentita una citazione finale con la quale sforerò le righe previste ma chiedo perdono, ogni volta che leggo questa pagina non riesco a trattenere il sorriso...
Scrive nelle sue memorie quell'incredibile sognatore che fu don Bosco (fondatore di un'opera diffusa in oltre 130 paesi del mondo con più di 2000 centri giovanili e 3000 scuole: per approfondire vedi le statistiche): 

«Intanto prevaleva ognor più la voce che D. Bosco era divenuto pazzo. I miei amici si mostravano dolenti; altri ridevano; ma tutti si tenevano lontani da me. […] tutti i miei collaboratori mi lasciarono solo in mezzo a circa quattrocento ragazzi. In quell'occasione alcune rispettabili persone vollero prendersi cura della mia sanità. Questo D. Bosco, diceva uno di loro, ha delle fissazioni, che lo condurranno inevitabilmente alla pazzia. Forse una cura gli farà bene. Conduciamolo al manicomio e colà, coi dovuti riguardi, si farà quanto la prudenza suggerirà. Furono incaricati due di venirmi a prendere con una carrozza e condurmi al manicomio. I due messaggeri mi salutarono cortesemente, di poi chiestemi notizie della sanità, dell'Oratorio, del futuro edifizio e chiesa, trassero in fine un profondo sospiro e proruppero in queste parole: E' vero. Dopo ciò mi invitarono di recarmi seco loro a fare una passeggiata. Un po' di aria ti farà bene; vieni; abbiamo appunto la carrozza, andremo insieme ed avremo tempo a discorrere. Mi accorsi allora del giuoco che mi volevano fare, e senza mostrarmene accorto, li accompagnai alla vettura, insistetti che essi entrassero primi a prendere posto nella carrozza, e invece di entrarci anch'io, ne chiusi lo sportello in fretta dicendo al cocchiere: Andate con tutta celerità al manicomio, dove questi due ecclesiastici sono aspettati».

Fonti:
BERGOGLIO J. M. (FRANCESCO), Celebrazione della Domenica delle Palme e della Passione del Signore. Omelia del Santo Padre, Piazza San Pietro, 24 marzo 2013, https://www.vatican.va/content/francesco/it/homilies/2013/documents/papa-francesco_20130324_palme.html.
BOSCO G., Memorie dell'Oratorio di S. Francesco di Sales dal 1815 al 1855, LAS, Roma 2011 (opera redatta tra il 1873 e il 1875), pp. 151-152.